Buick Series 40
Anno n.c., targhe europee del 2013 (berto88fi).
Data: 22/01/2015
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In questo caso ci troviamo di fronte a una delle mie tipologie preferite, sia per marchio che per configurazione, ebbene sì, una borghesissima Sedan. E' arduo cimentarsi nell'esegesi di una vettura simile senza consultare pagine specifiche in rete, ma, a occhio, non credo di sbagliare troppo se colloco intorno al 1928 la fisionomia di questa bella e imponente carrozzeria Limousine con porte ad armadio e capienza, probabilmente, 7-passengers.
Gli spunti di riflessione sarebbero molti, a cominciare dal contesto, quello di un'America in prepotente ascesa economica, ed immersa fino al collo in un crescendo di speculazioni finanziarie che esploderà alla fine di ottobre del 1929, facendo precipitare in tre anni l'indice Dow Jones dell'89% e dando avvio alla devastante crisi dell'economia reale. Diversamente dall'Europa, dove era generalmente riservata alle classi medio-alte, negli Stati Uniti l'automobile aveva conosciuto una rapida diffusione sin dall'inizio del secolo, grazie sia all'elevato benessere di molte classi sociali e al dinamismo dell'economia, sia alla standardizzazione della produzione, che consentiva l'abbattimento dei costi e quindi dei prezzi al pubblico, ambito in cui la Ford fu notoriamente leader con l'applicazione alle proprie fabbriche dei metodi tayloristici. Proprio un anno prima di quanto stimato per questa Buick, il 1927, si era concluso lo straordinario ciclo di vita della "Model T", che, dal 1908, aveva totalizzato 15,007 milioni di unità. Ma le strade americane non erano solo ricolme di vetture a basso costo; erano infatti molto numerosi i brand di segmento medio-alto e del lusso, che potevano attingere alle vaste schiere di beneficiari del boom dell'industria e della finanza. Se la Ford restava ancora il marchio più venduto, GM predominava in quanto Gruppo, grazie ad un'articolazione che consentiva di pescare in ogni segmento di mercato, dalle Chevrolet "per le masse" alle Cadillac "per i ricchi". Destinatario della Buick, già allora al secondo posto nella gerarchia GM, era "chi vuole sfondare", slogan che si materializzava in vetture di grande sostanza e impatto visivo, alimentate da propulsori brillanti e di grossa cilindrata.
Nel caso della "Forty" qui ritratta, sotto il cofano dovrebbe esserci un 6 cilindri di oltre 4 litri, le cui dimensioni erano giustificate da un intenso uso dell'automobile su strade urbane ed extraurbane, secondo un costume già diffuso tra gli utenti americani