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Innocenti IM3

innocentiim3captain20240608.jpg
Anno 1964 (Captain Midnight).

Data: 09/06/2024
Commenti: 17
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Commenti
#1 | Sauro il 09/06/2024 10:10:24
Identica, colore compreso, a quella di mio suocero, che all'epoca fu indeciso fra questa e la Fulvia. Scelse l'Innocenti per via dell'amore che nutriva per l'Inghilterra, potendo coniugare con questo modello italianità e simpatie britanniche...
#2 | Alfa33 il 09/06/2024 15:35:50
Purtroppo sono rimasti pochissimi esemplari, meriterebbe una considerazione assai maggiore perchè è un modello che ha varie caratteristiche interessanti.
#3 | Luka96 il 09/06/2024 15:46:51
Ne conosco una, una I5, abbandonata dentro una specie di deposito (non so di preciso che luogo fosse, ma c'erano numerose auto all'interno), che è in compagnia di una Solara.
#4 | Total III il 09/06/2024 18:08:54
La BMC "Ado 16" fu uno dei modelli più fortunati della travagliata British Motor Company, poi British Leyland, nonché uno dei pochi ad aver generato profitto: cosa non scontata visto che anche la celebrata Mini, a causa degli alti costi di produzione, causava una perdita per ogni esemplare venduto.
I concetti introdotti da Issigonis con la Mini trovavano nella nuova "1100" il loro pieno compimento: motore trasversale, trazione anteriore, sospensioni hydrolastic e passo notevole: tutto andava a vantaggio del bagagliaio e dell'abitabilità, da primato in rapporto alle dimensioni esterne.
Prodotta con una moltitudine di marchi a cui corrispondeva uno specifico allestimento o motorizzazione (Austin e Morris per le versioni economiche, MG per le sportive, Wolseley e Vanden Plas per quelle lussuose, ecc) e in fabbriche dislocate in ogni parte del mondo secondo i gusti dell'utenza e le esigenze di mercato (si ricordino ad esempio le Austin Apache australiane e le Authi Victoria costruite in Spagna, ristilizzate dal nostro Michelotti che ne trasse una discreta tre volumi con frontale simil - Triumph) la Ado16 fu una world car in piena regola.
Per la produzione su licenza, in Innocenti pensarono innanzitutto che le sue forme un po' disarmoniche - in perfetto stile British, indubbiamente - sarebbero state mal digerite dall' utenza italiana, per cui si rivolsero a Pininfarina il quale ridisegnò il frontale e allungò le pinne posteriori, regalandole un aspetto più moderno e slanciato pur senza stravolgere la linea originaria. Il resto lo fece la Innocenti stessa, che rese la "Innocenti Morris terzo modello" (questo il significato di IM3) una sorta di media di fascia premium, migliorando di parecchio le dotazioni e le finiture interne (pur senza gli eccessi barocchi delle inglesi Vanden Plas o Wolseley) e la potenza del motore, che grazie al carburatore doppio corpo aggiungeva otto cavalli in più rispetto al propulsore dell'Austin 1100.
Questa caratterizzazione, proposta ad un prezzo piuttosto elevato (costava più di una Fiat 1500) evitava all'Innocenti il rischio di danneggiare la Fiat creando una concorrente per la 1100, ma in realtà rischiava di danneggiare se stessa. Invece il successo fu discreto, intercettando l'esigenza da parte di una certa clientela borghese di "distinzione" dalle solite berline nostrane. Così l'Innocenti si decise a lanciare una versione semplificata, la I4, che a parte le pinne posteriori non beneficiava degli interventi di modifica della sorella chic: interni e frontale erano praticamente quelli della "1100" Morris. Questo modello certamente tolse qualche cliente alla Fiat ma non in maniera tale da arrecarle un danno effettivo.
La gamma Innocenti fu arricchita, in seguito al consolidarsi degli accordi fra italiani e inglesi, di qualche versione made in Britain: comparve così negli autosaloni italiani la Austin 1100 Countryman con carrozzeria giardinetta, l'interessante 1300 GT, che qualcuno ricorda per il tetto in vinile e il motore brioso che finì dritto dritto sotto il cofano della Mini Cooper costruita a Lambrate, e le MG 1100 - 1300 a due porte.
A questi modelli si aggiunse l'ultima evoluzione delle Ado16 italiane: la I5, che sostituiva la I4 ereditandone l'allestimento semplificato ma con motore derivato dalla IM3.
Purtroppp era già il 1972 e le linee della ancor valida media albionica mostravano gli acciacchi dell'età: era necessario lanciare un nuovo modello che ne raccogliesse i contenuti tecnici e dinamici.

Purtroppo per la Leyland e per la consociata Innocenti, quel modello fu la Allegro - Regent.
#5 | mariano il 09/06/2024 18:27:57
Sempre interessantissime le analisi storiche di Antonio, ricche di spunti di riflessione oltre che di informazioni non scontate (come il significato di IM3, che personalmente ignoravo).
L'esemplare in foto è molto bello e impreziosito (per me) dalle targhe di Latina, targhe per le quali ho una certa affezione.
#6 | S4 il 09/06/2024 19:07:27
Il nostro Total è un vero talento, altro che i quattro morti di sonno che scarabocchiano le riviste specializzate di insulsaggini; come scrisse un altro pilastro di questa piattaforma, andrebbero stampate direttamente su rotoli. diablo ROTFL
#7 | alequattro75 il 09/06/2024 19:25:57
Mi associo ai complimenti per Total.
Una vera enciclopedia su parecchi marchi.
#8 | Strabuzov il 09/06/2024 19:26:57
Splendida l'analisi svolta da Total, dimostrazione di Passione con la P maiuscola.
#9 | prof il 09/06/2024 19:33:03
Purtroppo per la Leyland - e per la Innocenti - quel modello fu la Allegro - Regent.

ROTFL
#10 | bob91180 il 09/06/2024 19:50:05
All'epoca un mio vicino acquistò la "im3s" da 58cv , grigio met con fp granata , credo costasse parecchio ...
Questa raffigurata ha una grossolana guarnizione al lunotto
#11 | bayerische il 09/06/2024 20:04:39
Le Allegro/Regent a livello complessivo erano comunque buone vetture al passo coi tempi (1974) furono bistrattate a causa dell'estetica ma in ogni caso è stata prodotta in più di 600.000 esemplari.
#12 | 1600 GT il 09/06/2024 22:38:15
Bellissimo esemplare di una vettura molto interessante.
#13 | Total III il 10/06/2024 02:52:00
#11 | bayerische il 09/06/2024 19:04:39
Le Allegro/Regent a livello complessivo erano comunque buone vetture al passo coi tempi (1974) furono bistrattate a causa dell'estetica ma in ogni caso è stata prodotta in più di 600.000 esemplari.


Complessivamente la "ciccia" c'era, questo si. Il più grande problema della Allegro (ovviamente estetica a parte, che fu disconosciuta anche dal designer originale che vide il suo concetto stravolto per la necessità di adottare gli ingombranti propulsori 1500 - 1750 e un bagagliaio più capiente) fu che l'enorme investimento economico per metterla in produzione, cosicché i 600.000 esemplari venduti nell'arco di due lustri non furono assolutamente sufficienti a ripagarlo.
Non fosse bastata la linea, denigrata già dalla stampa specializzata in occasione dell'anteprima (che non mancò di auspicare anche la demenziale innovazione del quartic steering ) il vero colpo di grazia fu assestato dalla discutibile qualità di fabbricazione garantita dagli stabilimenti Leyland in pieno tumulto sindacale.
Prestazioni mediocri, abitabilità incredibilmente inferiore all'Ado16 che andava a sostituire, infiltrazioni d'acqua, problemi alle sospensioni e al cambio (la cui manovrabilità fu definita dalla stampa "piacevole come muovere un ferro da calza in un sacchetto di biglie" ), e una rigidità torsionale così problematica da generare diverse leggende metropolitane fecero il resto. Oggi è nota come l'auto che fece fallire la British Leyland, ma a ben vedere non fu che l'ultimo di una serie di modelli (1800-2200, Maxi, Princess) tecnicamente interessanti ma costruiti alla carlona e dall'estetica discutibile.

P.S: grazie mille per i complimenti, mi dichiaro arrossito. Pfft
#14 | Fantonx14 il 10/06/2024 03:20:47
La Allegro mi ricorda un po' la storia della Stilo, molto simile e con grandi perdite.
#15 | alequattro75 il 10/06/2024 09:42:40
Comunque la Princess, specialmente nella versione coi doppi fari anteriori (e magari 6 cilindri) era davvero un'auto elegante, moderna per l'epoca e tremendamente British!
Con l'ultimo restyling, prese il nome di Ambassador, e perse tutte le caratteristiche che la rendevano affascinante. Davvero un obbrobrio, e le vendite andarono di conseguenza.
#16 | atae21 il 10/06/2024 10:03:15
Manco a dirlo una Princess (meglio ancora col 6 cilindri) me la metterei in garage volentieri. Ne ho trovata solo una italiana, demolita da decenni presso un grosso demolitore lombardo. Vista e fotografata di persona circa tre anni fa, credo sia ancora lì anche se depredata in molti particolari e in condizioni quasi disperate. Sad
#17 | Frabo187 il 10/06/2024 11:05:03
Sempre un piacere leggere queste disamine, e scoprire ogni volta dettagli inediti. Smile
Vettura che mi è sempre piaciuta, soprattutto per la sua "esoticità", in quanto già quando ero bambino era praticamente scomparsa.
Il fatto che venga snobbata dai più non fa altro che rendermela ancora più gradita.
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