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Fiat 501 Torpedo

fiat501torpedofrabo20241216.jpg
Anno n.c., targhe bianche del 1993 (Frabo187).

Data: 17/12/2024
Commenti: 10
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Commenti
#1 | time101cv il 17/12/2024 12:51:55
www.targhenere.net/gallery2/wp-content/uploads/2024/12/img_5711.jpg
(foto "Frabo187" )
#2 | Fantonx14 il 17/12/2024 13:19:03
Magnifico esemplare di uno dei primi modelli "popolari" della FIAT, nato in un contesto economico post bellico non semplice, nonché la risposta italiana ed europea alla Ford Model T che stava monopolizzando il mercato mondiale. Con questa targa di "confine" potrebbe avere una storia molto interessante.
Signore molto simpatico a salutare... Grin
#3 | Jacopo04 il 17/12/2024 14:30:58
Vista la targa triestina e il fatto che non si conosce l'anno di prima immatricolazione, mi piace pensare che questo esemplare sia stato importato dalla ex Jugoslavia, dove magari un tempo aveva avuto addirittura una prima targa delle province di Pola, Fiume o Zara, prima di venire reimmatricolata con targhe jugoslave. Ovviamente la mia è solo una ipotesi "romantica", visto che la produzione della 501 fu in gran parte destinata all'estero e dunque, se si considera sempre un caso di importazione dall'estero, potrebbe provenire da qualsiasi paese europeo.
#4 | Markino il 17/12/2024 14:43:27
uno dei primi modelli "popolari" della FIAT

Anche saggiamente virgolettato, l'uso dell'aggettivo "popolare" è comunque improprio, perché all'epoca - ultimo scorcio degli anni '10, e poi anni '20 - il mercato automobilistico non era affatto popolare. Sicuramente non in Italia, dove, nonostante la recente esperienza di tanti militari alla guida degli autocarri "18 BL" sulle strade spesso tortuose delle zone di guerra, erano ben pochi a potersi permettere l'acquisto e il mantenimento di un'automobile, anche di piccole dimensioni; il contesto era migliore in alcuni paesi stranieri a più alto reddito medio, come la Gran Bretagna o la Francia, che già vantavano da tempo una fiorente industria nazionale.
Più propriamente, si deve parlare, come insegna Angelo Tito Anselmi in un suo eccellente volume, di vettura dai bassi costi di gestione, esportata in contingenti significativi completa, o nelle sue componenti - perlomeno - meccaniche (persino in Australia), da montare - ed eventualmente carrozzare - poi in loco, a compensazione delle modeste dimensioni del mercato interno.
D'altra parte, la FIAT, da subito uno dei principali fornitori di veicoli ed armamenti dell'esercito italiano - il "18 BL", peraltro, fu venduto in buone quantità anche a diversi eserciti stranieri - era cresciuta enormemente nel corso del conflitto, passando all'incirca da 4mila a 40mila dipendenti, rafforzandosi parimenti sotto il profilo economico-finanziario, e poteva mantenere queste dimensioni in un contesto di pace soltanto ampliando molto il potenziale della sua offerta, sino a pochi anni prima diretta - come per quasi tutti i concorrenti - ad una ristretta elite, con una prima timida ma significativa incursione nelle fasce "inferiori" del mercato a partire dalla "Tipo Zero" del 1912, e poi con la "Tipo 70".
Il nuovo modello, progettato sotto l'egida di Carlo Cavalli, ottenne un notevole successo, grazie anche all'ottima reputazione che la FIAT si era già guadagnata a livello internazionale: ben 70mila esemplari costruiti tra il 1919 e il 1925, in un contesto economico ancora difficile, con periodi di grave crisi che fecero seguito ad un breve boom nell'immediato dopoguerra.
Lo scatto anteriore, ottimo, pone in risalto il frontale con radiatore di foggia ovoidale, che caratterizzò tutta la produzione FIAT coeva, con i modelli superiori "505" e "510", sorta di ingrandimenti a pantografo della "501".
La vettura è mossa da un propulsore a 4 cilindri di 1.460 cm3, con circa 25 CV, per una velocità massima intorno ai 70 km/h; il freno agisce solo sulle ruote posterioiri.
#5 | Fantonx14 il 17/12/2024 18:52:26
è comunque improprio

Per popolare comunque intendevo un'auto che ha avuto una diffusione maggiore rispetto ai modelli che FIAT in quel periodo produceva, ovviamente anche grazie a quello che hai scritto, ovvero i costi di gestione bassi. All'epoca 70.000 esemplari prodotti erano un signor numero.
Comunque ringrazio Markino che su questi argomenti ci delucida sempre.
#6 | mariano il 17/12/2024 19:03:16
dove magari un tempo aveva avuto addirittura una prima targa delle province di Pola, Fiume o Zara

Mi hai fatto sorgere un dubbio di difficilissima risoluzione. Nel remoto caso in cui quest'auto, o un'altra auto ancora esistente, abbia avuto come prima targa una targa di queste province non più italiane, è sempre possibile richiedere la ristampa della prima targa? dubbio
#7 | Luka96 il 17/12/2024 19:53:13
Me lo sono chiesto già tempo fa, e penso che nemmeno chi ha fatto la legge saprebbe rispondere, sono sicuro che nessuno abbia pensato a questa eventualità.
#8 | etilico il 17/12/2024 20:09:05
Credo che la risposta sia negativa. La sigla della ex provincia italiana non avrebbe riscontro tra le sigle dell'attuale Stato italiano.
#9 | Markino il 17/12/2024 20:35:13
Tra le tante considerazioni che si potrebbero formulare riguardo a questo modello, e al suo interessante periodo storico, aggiungo che la relativa diffusione dei veicoli a motore in alcuni paesi europei, soprattutto in Gran Bretagna, era anche favorita da un certo gradimento ottenuto dalla particolare formula del cyclecar a tre ruote, o comunque della vetturetta minima e leggera, chiaramente più economica - ma anche più precaria e instabile - di una quattro ruote ben strutturata, e che il potenziale utente italiano, da sempre amante delle prestazioni e delle belle forme - per quanto la domanda interna, ripeto, spesso non rappresentasse la quota maggioritaria delle vendite - difficilmente avrebbe accettato, come dimostrarono gli insuccessi della Temperino o della F.O.D., due degli esempi meglio impostati, e, nel secondo dopoguerra, dell' "Isetta" (che ebbe invece fortuna in Germania con il marchio BMW).
Per questo, la FIAT si astenne sempre dal proporre veicoli di tal sorta, puntando, con ragione, su vetture convenzionali, ancorché più costose, sia all'epoca, cruciale in quanto spartiacque tra fase bellica e postbellica, della "501", sia quando, in seguito, decise di esplorare segmenti di mercato ancora inferiori, prima con la "509" del 1925, e poi con la "500" del 1936.
Anselmi, con la sua prosa sempre estremamente raffinata ed efficace, scrisse che il cyclecar "avrebbe potuto ricondurre la FIAT a lavorare in fondo ad un cortile"...
#10 | neim4 il 17/12/2024 22:28:59
Vista la targa triestina e il fatto che non si conosce l'anno di prima immatricolazione, mi piace pensare che questo esemplare sia stato importato dalla ex Jugoslavia, dove magari un tempo aveva avuto addirittura una prima targa delle province di Pola, Fiume o Zara, prima di venire reimmatricolata con targhe jugoslave

Quest'anno ho letto diversi libri sul basket Jugoslavo del secolo scorso. Come ogni cosa, anche lo sport si intreccia con la società e la politica del suo tempo. Una frase che mi è rimasta impressa (parlando dell'attuale Croazia) è: "da queste parti c'è chi ha cambiato 4 passaporti senza mai essere uscito dal proprio quartiere!"
Scusate l'OT.
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