Ne ricordo poche col bicilindrico già all'epoca, ora credo che ne siano rimaste decisamente poche.
C'era un confronto su quattroruote con la panda 30S dove l'innocenti tecnicamente surclassa la fiat.

Già, tecnicamente non c'era paragone: il bicilindrico Daihatsu, anche se non aveva una potenza di molto superiore a quello della Panda, vantava dei plus tecnici indiscutibili fra cui il raffreddamento ad acqua e i contralberi di bilanciamento che ne smorzavano sensibilmente le vibrazioni. Il tutto, sublimato da un cambio a cinque marce che le bicilindriche torinesi non ricevettero mai.
La "650" avrebbe meritato forse maggior fortuna, ma scontava un corpo vettura già visto e che non offriva molto in termini di abitabilità e capacità di carico: in questo la Panda era certamente avvantaggiata. Nemmeno pagò l'idea di riutilizzare la plancia edizione "1974", seppur ingentilita da colori chiari, nuova strumentazione e ripiani portaoggetti imbottiti (sulla versione SE), ormai ergonomicamente sorpassata.
La "SE", che catalizzò quasi completamente le preferenze durante i circa due anni di produzione, offriva comunque un grado di finitura soddisfacente e una quantità di accessori discreta, fra cui vetri elettrici e sedile posteriore sdoppiato, che pur essendo al solito "optional obbligatori", sulla Panda semplicemente non esistevano.
Insomma una buona vettura che però non insidiò minimamente la marcia trionfale della Panda 30, anche perché venne lanciata troppo tardi, quando la "30" era già in procinto di andare in pensione. Maggior successo incontrerà la successiva "500", poi "Small", canto del cigno dell'eroica Mini di Lambrate.